Famiglia

Caro Albertini, quell’Ambrogino non è solo per me

Sono io che dico grazie a Milano, nonostante tutto. Ci pensi.

di Franco Bomprezzi

Caro Albertini, sono uno dei nomi della lunga lista di premiati con l?Ambrogino d?oro, il riconoscimento della città di Milano a quei concittadini che, a giudizio del consiglio comunale, hanno contribuito durante l?anno a migliorarne l?immagine e soprattutto la qualità della vita. Mi sono subito chiesto che cosa ci faccio io in questo elenco, perché davvero non mi pare di aver fatto nulla di straordinario, se non il mio lavoro, e il mio impegno con le parole. Vivere e lavorare in sedia a rotelle mi ha portato, nel tempo, a scoprire la rete meravigliosa di persone che ogni giorno, in silenzio e fra mille difficoltà, difendono diritti di cittadinanza e dignità. Penso allora che il premio sia per loro, per i volontari, per le famiglie e per le persone con disabilità di Milano, che sono tante, e hanno sempre dimostrato, negli anni, un forte senso della coesione sociale, il rispetto delle istituzioni anche nel momento della protesta e del grido, la speranza nel cambiamento, la volontà di partecipazione. La rete delle associazioni, che ho conosciuto attraverso la Ledha, la lega dei diritti delle persone con disabilità, è un fiore all?occhiello di questa città. E allora, se l?Ambrogino dato a me ha un senso, vorrei che fosse proprio questo, il riconoscimento a questo pezzo di città solidale e piena di valori e di sentimenti. Ecco perché ora le chiedo che il 7 dicembre, anche per loro, sia una festa di condivisione e di cittadinanza, e non una palestra di distinzioni politiche. Vorrei una tregua delle passioni, per sentirmi, orgogliosamente, cittadino di quella Milano nella quale ho scelto di risiedere, ritenendola luogo intenso di partecipazione e di pari opportunità.
Il mio sogno si è realizzato, lavoro, ho tanti amici, mi sento bene qui. Sono io che dico grazie a Milano, nonostante tutto. Ci pensi.

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